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I problemi delle mega-costellazioni satellitari

di Elisabetta Bonora su OggiScienza

Vi siete mai chiesti come è cambiata la percezione del cielo notturno dalla preistoria ad oggi? Non ci si deve meravigliare se le stelle, i pianeti e i fenomeni astronomici hanno assunto significati religiosi e magici nel lontano passato perché la volta celeste per i nostri antenati deve essere stata meravigliosa, quando il buio era davvero scuro. Purtroppo, oggi è difficile sperimentare quelle sensazioni perché anche gli astri più brillanti si perdono immersi nella luce emessa dalle città, che rischiara le notti raggiungendo i luoghi più sperduti della Terra. Per alcuni, la vista suggestiva della Via Lattea che si estende attraverso il cielo notturno è un ricordo d’infanzia: molti giovani, forse, non l’hanno neppure mai vista.




Questa alterazione dei livelli dell’illuminazione naturale è chiamata inquinamento luminoso. Il bagliore prodotto dall’urbanizzazione non solo avvolge i centri abitati ma si estende lontano, per diffusione, a causa dell’umidità e dell’aerosol presenti nell’aria, creando un effetto noto come skyglow. Tale cambiamento ambientale influenza l’osservazione del cielo notturno, la fauna ed i cicli di questo pianeta con effetti, probabilmente, ancora non pienamente compresi.



Chi fa astronomia amatoriale combatte le proprie battaglie con il lampione davanti casa o con l’insegna troppo luminosa; magari, è costretto a caricare l’attrezzatura in auto e a fare svariati chilometri per raggiungere la cima della montagna più vicina. Ma anche gli astronomi professionisti, nonostante dispongano di strumentazioni potenti ed avanzate, devono fare i conti con questo problema e spesso si rifugiano nei posti più remoti del pianeta per trovare il buio ed il seeing migliore.


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